La Chiesa di San Clemente

Di Lidia VENUTO

La Tenuta di Torrenova fu uno dei più importanti latifondi della campagna romana lungo la via Labicana. Il toponimo Torrenova, che appare già in un documento del 1391 ove è possibile leggere: “tenmentum Casalis Turris Johannis Bove quod nunc dicitur Turris Nova”, derivò probabilmente dalla realizzazione di una nuova torre che sostituì quella precedente, forse del XIII secolo.

Nel febbraio del 1420 la tenuta, che comprendeva le proprietà di Tor Vergata e Carcaricola, fu acquistata da Giordano Colonna e successivamente passò a Camillo Capranica, marito di Faustina della Valle, la quale nel 1562, rimasta vedova, vendette la proprietà a Cristoforo Cenci, padre di Francesco, al quale rimase per pochi decenni; le complesse vicende giudiziarie, infatti, in cui si trovò coinvolta la famiglia con l’uccisione di Francesco, il 17 settembre 1598, fecero si che il fisco pontificio prendesse in possesso tutti i beni compresa la tenuta di Torrenova. All’inizio del 1600 Clemente VIII ne autorizzò la vendita ed il 23 novembre dello stesso anno, attuando la sua politica di protezionismo, favorì nell’acquisto Giovan Francesco Aldobrandini che si aggiudicò l’asta pubblica per 91.000 scudi.

All’evento seguirono aspre e lunghe contestazioni da parte di Cristoforo Cenci e altri membri della famiglia che rivendicavano la proprietà della tenuta, ma il complesso rimase tuttavia agli Aldobrandini che intrapresero, già dal gennaio del 1601 per volontà di Giovan Francesco, importanti interventi di ristrutturazione che portarono ad un sostanziale rifacimento del Casale, trasformandolo in castello circondato da 14 rubbia di terreno adibito a parco, con un giardino di merangoli. Nello stesso anno, ancor prima della scomparsa del nobile generale Aldobrandini, il papa Clemente VIII ebbe modo di visitare la tenuta e verosimilmente approvò le opere di ristrutturazioni avanzate ed intraprese da Giovan Francesco. Ed in tale occasione fu probabilmente avallato il progetto della realizzazione della chiesa in onore del medesimo papa reggente.

Fig.1 – Il Castello di Torrenova.

Il progetto di trasformazione del complesso del castello (fig. 1) e della realizzazione della chiesa fu di Giovanni Fontana:”Presso Roma a Torrenova”, riparò l’antico Castello, che con l’anessa chiesina da lui costruita sotto Clemente VIII, forma un insieme assai pittoresco”.

La chiesa che fu teatro della celebrazione delle nozze tra Olimpia Aldobrandini Junior e l’ex cardinale Camillo Pamphili, il 10 febbraio del 1647, venne chiusa nel 1905 a causa delle precarie condizioni della copertura, ed il resto del complesso edilizio fu adibito ad osteria e tale rimase anche dopo l’acquisizione nel 1923 dell’intero fabbricato da parte della famiglia dei Migliorelli.

 

fig. 2A – Giovanni Fontana, Chiesa di S. Clemente a Torrenova, 1601-1604.

fig. 2B – Giovanni Fontana, Chiesa di S. Clemente a Torrenova, 1601-1604.

fig. 2C – Giovanni Fontana, Chiesa di S. Clemente a Torrenova, 1601-1604.

L’attuale facciata della chiesa di San Clemente, scandita da lesene e da un frontone triangolare sostenuto da capitelli in cui figurano gli emblemi della famiglia, presenta l’iscrizione al sommo pontefice “Sedente Clemente VIII Pont Opt. Max” (figg. 2A, 2B e 2C).

Nonostante le condizioni di abbandono in cui grava l’intero stabile, alcuni degli affreschi che ornano le pareti interne si presentono in discreto stato di conservazione, ma è comunque tangibile la necessità di un urgente restauro; solo in tal modo infatti si potrà scongiurare la perdita di un monumento che è parte integrante della storia della Campagna Romana.
Da un sopralluogo effettuato al suo interno è stato possibile documentare gli affreschi presenti e valutarne lo stato di conservazione.

fig. 3 – Parete occidentale della Chiesa di S. Clemente.

fig. 4 – Parete orientale della Chiesa di S. Clemente.

Dall’ingresso della chiesa, costituita da un’unica navata dalla quale si aprono due cappellette laterali (figg. 3 e 4).

fig. 5 – S. Giovanni evangelista.

E’ possibile osservare a destra un grande affresco con la raffigurazione di uno dei quattro evangelisti: “S. Giovanni” con l’aquila (fig. 5).

Fig. 6 – Angeli che sostengono una corona – arco di ingresso della cappelletta del lato occidentale.

Al di sopra e al di sotto dell’affresco ritroviamo due riquadri le cui rappresentazioni si presentano in cattivo stato di conservazione, procedendo lungo la parete si ritrova la prima delle due cappellette nel cui arco di ingresso sono rappresentati due angeli che sostengono una corona (fig. 6).

fig. 7 – Cappelletta del lato occidentale con tracce della Crocifissione.

Nella cappelletta, le cui pareti dovevano essere tutte affrescate, restano soltanto le tracce della rappresentazione della Crocifissione (parete di fondo) (fig. 7).

fig. 8 – S. Giovanni evangelista.

A completare la parete della navata destra vi è l’affresco di “S. Luca” (fig. 8) identificabile dalla presenza del simbolo dell’evangelista ovvero il bue.

fig. 9 – S. Luca evangelista.

Nel riquadro superiore analogo a quello del primo evangelista esaminato ritroviamo di nuovo la rappresentazione di S. Luca intento a redigere il vangelo all’interno del suo studiolo (fig. 9).

fig. 10 – Il Miracolo del Mar d’Azov.

Entrati nell’area presbiterale ritroviamo sulla porta di accesso a quella che doveva essere la sacrestia un grande affresco che rappresenta “Il Miracolo del Mar d’Azov”(fig. 10).

fig. 11 – Dio Padre che regge il Globo tra angeli.

Nella volta dell’abside, che sovrasta l’altare, vi è una splendida rappresentazione di “Dio Padre che regge il Globo tra Angeli” (fig. 11).             

fig. 12 – Altare.

Mentre si nota che, all’interno della struttura architettonica dell’altare  (fig. 12), manca la pala.

fig. 13 – Martirio di San Clemente.

Sulla parete opposta all’ingresso alla sacrestia, su una finta porta, è presente l’affresco raffigurante il “Martirio di S. Clemente” (fig. 13) in buono stato di conservazione.

fig. 14 – San Marco evangelista.

Lasciando la zona presbiterale e restando sulla parete sinistra si riscontra una organizzazione speculare degli affreschi rispetto alla parete opposta della navata. Nel gruppo di tre riquadri prossimi alla zona presbiterale è raffigurato al centro un grande affresco dell’evangelista “S. Marco” con il leone (fig. 14).

fig. 15 – S. Marco evangelista.

Al di sopra, nel riquadro più piccolo, è lo stesso evangelista nell’atto di scrivere l’omonimo vangelo (fig. 15).

fig. 16 – Cappelletta del lato orientale con edicola.

Gli affreschi contenuti nella cappelletta invece risultano del tutto persi, si nota solo una piccola edicola sulla parete di fondo (fig. 16).

fig. 17 – Angeli che sostengono una corona–arco d’ingresso della cappelletta lato orientale.

Sull’arco di ingresso il medesimo affresco presente nella cappelletta opposta (fig. 17).

fig. 18 – S. Matteo evangelista.

Nell’ultimo gruppo di affreschi della parete, al centro, è raffigurato il quarto evangelista “S. Matteo” con l’angelo (fig. 18).

fig. 19 – S. Matteo evangelista.

Nel riquadro superiore l’evangelista nella stessa rappresentazione degli altri (fig. 19).

fig. 20 – Ascensione di Clemente VIII.

Sulla parete della controfacciata, sul portale d’ingresso, vi è uno splendido affresco raffigurante una finta struttura architettonica con due figure umane che incornicia la rappresentazione dell’“ascensione di Clemente VIII” (fig. 20).

fig. 21 – Stemma con le insegne del papa Aldobrandini.            

In ultimo, sull’arco che divide la navata dalla zona presbiterale, è affrescato lo stemma con le insegne del summenzionato papa Aldobrandini (fig. 21).

Tutti gli affreschi, dai quali emerge predominante il tema incentrato sulla figura del pontefice, sono attorniati da cornici in cui si notano il rastrello a bande e le stelle, simbolo araldico della nobile famiglia di Clemente VIII.

Data la scarsa documentazione presente sulle vicende della chiesa e lo stato di conservazione in cui versano gli affreschi, verosimilmente rimaneggiati nel corso dei secoli, non è possibile ad oggi avanzare delle attribuzioni certe sulla loro paternità. È comunque indiscutibilmente documentato che l’artista fiorentino Pietro Veri partecipò ai lavori voluti, prima dal generale Giovan Francesco Aldobrandini, e poi proseguiti dalla nobildonna Olimpia Senior. E’ attestato infatti che lavorò presso il giardino della tenuta effettuando opere relative anche alle condotte idriche, mentre, relativamente alla chiesa ed alla sua decorazione, egli si incentrò nella realizzazione di alcune dorature negli stucchi delle cornici degli affreschi; non si può, tuttavia, escludere che il suo impegno all’interno della fabbrica sia stato maggiore ed abbia contribuito alla realizzazione dei summenzionati affreschi.

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